Rimettersi in gioco negli "Anta".
Rimettersi in gioco negli "Anta" - Prima parte.
A 40, 50, 60, 70 anni si può ricominciare?
La risposta è Sì.
Alcuni anni fa, ero convinta che ci fosse un'età deputata per ogni cosa.
Un bel giorno scoprii che così non era. Mi sono laureata a 40 anni.
Ora vi racconto la mia esperienza.
Da tempo desideravo iscrivermi all'università, ma ogni anno, poi, lasciavo perdere.
Pensavo: "sono tanti anni che non studio, la mia memoria non è più quella di una volta. Ho una famiglia, una casa, due cani a cui pensare e un lavoro part time".
Questo era ciò che mi ripetevo, come se fosse diventato un mantra.
Le persone a me vicine - in particolare familiari - non comprendevano il perché, dopo tanto tempo, volessi intraprendere questo percorso.
Cosa mi spingeva?
La curiosità, la mia "fame di sapere". Sì ero affamata di conoscenza.
Alla fine mi sono buttata. Grazie ad un po' di sana incoscienza, feci quella benedetta iscrizione, alla facoltà di Lettere - dams.
Ricordo quanto lo studio mi impegnasse, rinunciai quasi del tutto, al mio tempo libero e questo penalizzò anche la mia famiglia. Lavorando, seppur part time, mi dedicavo anche nei week end allo studio. Su quattro fine settimana me ne concedevo solo uno. Avevo il sostegno di mio marito, che mi diede un grande aiuto, sia con le ragazze, che in casa. Avevo una collaboratrice domestica per 3 ore alla settimana. Ho dovuto imparare a chiudere gli occhi. Ad esempio non dedicarmi alla casa tutti i giorni... passare da una stanza all'altra senza guardare.
Lo rifarei altre 100 volte.
Un nuovo inizio per Valeria. Dopo 17 anni dal giorno del mio matrimonio, avrei pensato a me, a ciò che avevo tanto desiderato.
Seppur faticoso, fu uno dei periodi più belli della mia vita.
Ho vissuto, annusato, respirato, l'università come se fossi una ventenne.
Mi sono fatta nuovi amici, naturalmente, anagraficamente più piccoli di me. Alcuni appena diplomati, altri più grandi. Ricordo che a lezione con me c'erano attori, che stavano seguendo quel percorso per apportare un cambiamento nella loro vita lavorativa, per potersi dedicare alla regia, ad esempio.
Ne potrei citare diversi, ma ne nominerò uno soltanto, senza togliere nulla agli altri. Sto parlando di Gabriele Mainetti, regista di "Lo chiamavano Jeeg Robot" un film che ebbe un successo incredibile, che vinse molti premi: nastro d'argento e ben otto David di Donatello.
Gabriele come attore aveva partecipato ad alcune produzioni cinematografiche e televisive. Magari qualcuno di voi lo ricorda nella Serie "Un medico in famiglia", nel ruolo di Adriano, amico di Alberto, finito sulla sedia a rotelle, dopo un incidente.
Con Gabriele e gli altri ci scambiavamo appunti su alcune lezioni, potrei dire, a volte incomprensibili, che seguivamo, come letteratura contemporanea.
Mi ero iscritta alla facoltà di lettere con indirizzo spettacolo, il biennio iniziale era comune, poi dal terzo anno c'era la specializzazione, la mia fu sceneggiatura.
Ricordo che i ragazzi e le ragazze che conobbi, in quegli anni, mi accettarono fin da subito. Con alcuni di loro facevamo nottata a studiare, prima di un'esame. Abbiamo condiviso gioie, paure, problemi vari, oltre agli appunti delle lezioni.
Alla fine della fiera, ci siamo laureati tutti, anche se con specializzazioni diverse.
Ciò mi ha resa fiera di me stessa.
Mi laureai con grande soddisfazione...avevo raggiunto un obiettivo importante ma difficile, anche per un giovane, figuriamoci per una donna di 40 anni con famiglia ed altro al seguito.
Se me lo avessero detto, qualche anno prima, non ci avrei mai creduto.
Al primo esame ero terrorizzata...storia moderna, dal Congresso di Vienna 1815 agli anni '70 del secolo scorso. Ero quasi convinta di non farcela, di avere un'amnesia e non ricordare più tutto quello che avevo studiato. Per me si trattava di un'esame importante...era la mia prova del nove.
Presi 30, con grande sorpresa. Piansi dalla gioia e compresi che potevo farcela.
Il percorso universitario, la laurea, mi convinsero che non è mai troppo tardi per prendere in mano la propria vita, in modo concreto, per raggiungere un'obiettivo, per seguire la propria passione. Certo ,ci sono degli ostacoli da superare, in primis, i propri timori.
Spesso noi donne facciamo tante rinunce, ci annulliamo come persone per seguire la famiglia. Ci poniamo dei limiti e questo è assolutamente sbagliato.
Qualsiasi sia la nostra età anagrafica nulla sarà impossibile se saremo tenaci.
Ma non finisce qui...come diceva il grande Corrado.
Nel mio prossimo script - la seconda parte - vi parlerò di un'altra avventura, un po' folle, in cui mi sono andata a cacciare. 😁
Valeria Massenzi
PS: Ah! Una cosa importante... Con uno dei ragazzi conosciuti, con il quale studiavo più frequentemente, è nata una gran bella amicizia che dura ancora oggi. Tra di noi c'è affetto sincero. Pietro ha fatto un percorso bellissimo. È diventato giornalista e lavora per la Rai...ed io che potrei, quasi, essere la sua mamma, sono fiera di lui.
Valeria, conoscerti è stato uno dei migliori regali che la vita mi ha fatto. Sei stata, e ancora lo sei, una delle mie più care amiche.
RispondiEliminaLa tua tenacia forza e caparbietà sono fonte d'ispirazione.
Ti ringrazio per esserni stata accanto nei momenti migliori, ma soprattutto in quelli difficili❤
Grazie. Anche per me è stato così. Sono fiera di te, dei risultati che hai raggiunto, con sacrificio. Ti voglio bene, caro giornalista 💖
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